Reati propri per le cooperative: responsabilita' per le figure apicali

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Reati propri per le cooperative: responsabilita' per le figure apicali

Il recepimento della c.d. Direttiva P.I.F. (2017/1371) ha previsto tre nuovi delitti: peculato, peculato mediante profitto dell'errore altrui, abuso d’ufficio, per i quali è prevista la sanzione pecuniaria fino a duecento quote.

Come contestualizzare, però, i c.d. reati propri, commessi quindi da soggetti ricoprenti una determinata qualifica soggettiva pubblica (nel nostro caso pubblico ufficiale e/o incaricato di pubblico servizio), all’interno di uno scenario privatistico come quello interessato dal Decreto 231?

La Giurisprudenza di merito (Cass. pen. n. 37675 del 29 dicembre 2020) pone l’accento non già sulla qualificazione giuridica dell’Ente – nel caso della pronuncia, una S.p.A. – quanto la funzione pubblicistica svolta da quest’ultimo. Parliamo di società in house ma anche di società partecipate che svolgano, in via diretta o indiretta, attività di pubblico servizio.

La massima

La Cassazione facendo perno sul fine ultimo perseguito dall’Ente attraverso l’esercizio di impresa, ha confermato la condanna per peculato nei confronti del Presidente del C.d.A. di un Ente, integralmente partecipato da soggetti pubblici, affidatario della gestione aeroportuale di uno scalo. Sebbene resti indiscussa, la natura privatistica della società, deve ritenersi altrettanto sicura, affermano i giudici, "la natura pubblica dei servizi erogati per il supporto al trasporto aereo" e, pertanto, al fine di determinare, astrattamente, l'integrazione dei reati presupposto propri di soggetti ricoprenti qualifiche soggettive predeterminate (P.U. e I.P.S.) resta "del tutto irrilevante la veste societaria, [e si dovrà, invece, n.d.r.] avere riguardo al tipo di attività compiuta, in quanto riflettente il pubblico servizio, che mira a realizzare interessi pubblici".


Per il mondo cooperativo: la ratio dei reati propri nel Decreto

I principi sopra esposti non risparmiano certo il mondo cooperativo ben potendo essere una coop. costituita come società in house (intesa come azienda pubblica costituita in forma societaria il cui capitale è detenuto in tutto o in parte, direttamente o indirettamente da un ente pubblico che le affida attività strumentali – si pensi ai trasporti – o di produzione) o partecipata da una società in house o da un ente pubblico.

 

Il focus

Lo scenario sopra richiamato valorizza l’opportunità di promuovere, all’interno dell’impresa, un adeguato livello di consapevolezza delle dinamiche realizzative dei reati rilevanti ai fini del decreto 231. Ciò soprattutto per attenzionare la selezione e successiva gestione dei propri stakeholder, siano essi pubblici o privati.

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